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Il santuario

Santuario di S. Michele (a cura della Scuola Media di Sala Consilina)
Viale d'ingresso al Santuario (dopo l'ultimo restauro)


Sorge sulla cima della “Balzata”, a pochi chilometri da Sala Consilina.
Su questo monte, il 17 maggio del 1715, si registrò un evento miracoloso: in un’antica cappella dedicata a San Michele, da un’immagine sacra dell’Arcangelo, ivi dipinta, mentre si celebrava la messa, sgorgarono goccioline di liquido prodigioso (resudazione). Questo liquido, la “manna” è custodito in due ampolle conservate nella chiesa della SS.Annunziata. Il miracolo fu considerato segno inequivocabile della protezione del santo sulla città e sulla popolazione.
Da allora San Michele sostituì San Biagio come protettore di Sala e si volle edificare un tempio più grande, sulle cui pareti furono apposte varie epigrafi commemorative, che ricordano le fasi della costruzione.
Sul prospetto si segnala la memoria del vescovo Giocoli, che nel 1720 fece costruire una cisterna per l’acqua; all’ingresso della chiesa vi è una lapide, posta dai prefetti Costantino Gatta e Domenico Giliberti nel 1721, in ricordo del miracolo del 1715; al di sotto ve n’è un’altra, del 1722, posta a devozione del procuratore Gaetano Mugnolo e dell’oblato Domenico Tramonti; all’interno della chiesa, infine, vi sono due lapidi, una del 1728 e l’altra del 1807, riguardanti indulgenze, concesse dai pontefici Benedetto XVIII e Pio VII, ai visitatori del santuario.
Nel 1719 Costantino Gatta e altri due procuratori, Nicola Romano e Gaetano Mugnolo, fecero fondere una campana, mentre il vescovo Raimondi, poi, donò un bell’organo a canne che, purtroppo, fu rubato con altri oggetti d’arte nel 1982.
La chiesa, che fu rifatta dopo il disastroso terremoto del 1857, si presenta oggi a tre navate, di cui la centrale con volta a botte e le laterali con due cappelle per lato.
Ornavano gli altarini di destra e di sinistra quattro dipinti di buona fattura, che mani sacrileghe hanno asportato: essi raffiguravano la Natività, l’Annunciazione, San Carlo Borromeo e San Francesco di Sales, San Raffaele e Tobia.
Sull’altare maggiore, in marmo, vi è una statuetta di San Michele, che la tradizione vuole esservi stata portata dal Gargano dai contadini di Sala che si recavano in Puglia per la mietitura.
La parte superiore dell’altare è stata deturpata nello stesso anno 1982 con la rimozione ed il trafugamento degli angeli e dei marmi pregiati che la impreziosivano.
Pur essendo stata rifatta lodevolmente, si nota tuttavia la differenza con la parte inferiore che è originale.
Degna di particolare rilievo è l’antica sacra effigie dell’Arcangelo, dipinta sulla parete dell’abside, da cui trasudò il prodigioso liquido. La tradizione popolare vuole che questo affresco sia stato colpito da un fulmine e che abbia riportato una profonda lesione che invano in più tempi si è cercato di colmare.
Nell’affresco il Santo è raffigurato con la lancia puntata verso la bocca del diavolo; nella mano sinistra ha la bilancia : su di un piatto vi è un’anima in ginocchio, simbolo della redenzione, sull’altro un’anima che precipita, simbolo della dannazione.
Le ali dell’Arcangelo sono spiegate.
I lavori di restauro, effettuati nell’estate dell’anno 2000, hanno riportato alla luce due affreschi raffiguranti la Vergine Annunziata a destra e l’Arcangelo Gabriele a sinistra dell’abside. Entrambi , di esecuzione più recente rispetto al dipinto centrale, ricordano l’episodio dell’Annunciazione. Il volto della Vergine esprime la dolcezza la sottomissione alla volontà del Signore rappresentata dall’Arcangelo.
Il restauro ha comportato l’eliminazione di vari strati di deposito accumulatisi nel corso dei secoli ed ha messo in luce nella parte inferiore degli affreschi frammenti di tre lettere dell’alfabeto; esse avvalorerebbero la tsi di Costantino Gatta, secondo il quale ci fosse la scritta: “S.Michael Arcangele defende nos in proelio”. I colori delle decorazioni del bordo sottostante ricordano i codici miniati del Medioevo.
E’ ritornato all’antico splendore anche uno dei quattro altari in polvere di marmo risalente al settecento e, se non mancheranno i fondi, si potrà riportare il Santuario allo stato di massimo pregio.
Sull’arcata, che sovrasta l’altare maggiore, è impresso uno stemma vescovile. Infine sul soffitto è dipinta, al centro, l’immagine del Santo e, ai lati, sono raffigurati i suoi simboli: lo scudo e la bilancia, l’elmo e la spada.
Il tempio fu elevato a Santuario nel 1741.
Nella zona retrostante si eleva il campanile che contiene due campane, una del 1600 e quella del 1700, rifusa poi nel 1985.
Nel 1832 fu scolpita la preziosa statua in legno.




Fonte: http://www.salaconsilina.gov.it/turismo/beni-architettonici/



Ingresso del Santuario
Interno della Cappella
Veduta dal Santuario
Veduta dal Santuario